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giovedì 17 novembre 2011

24 ore e qualcosa di più


Ventiquattro sono le ore che dura una giornata e vengono solitamente calcolate con l'orario 0 – 24 ma sono ugualmente 24 anche se le contiamo dalle 19 di un giorno alle 19 del giorno seguente.
Questa piccola lezione di logica è per introdurre una bella manifestazione che s'è svolta a Polaveno proprio in questo orario nei giorni 2 e 3 settembre: la “Ventequatr'ùre de Polàen”, organizzata dai giovani del CSI locale.
È una manifestazione calcistica molto divertente, dalla durata di 24 ore appunto, suddivisa in partite da un'ora ciascuna. Unica pausa prevista è l'intervallo di una manciata di minuti a metà partita che, anche se i cambi di giocatori durante l'incontro sono illimitati, serve a rifiatare, soprattutto durante le ore più calde della giornata.
I partecipanti indossano magliette di due diversi colori (giallo e azzurro), non numerate.
Anche quest'anno è vivo il ricordo di “APO” e perciò, oltre alla dedica sulla maglia, la partita d'apertura s'è disputata tra i suoi ex colleghi di lavoro e quella finale s'è invece giocata tra i suoi coscritti ed amici.
Lo scopo è quello di divertirsi giocando a pallone senza pressioni particolari e, sommando i gol di ogni singola partita, vengono dichiarati vincitori i giocatori che han fatto parte delle squadre con il colore che in totale ne ha più realizzati.
Bice junior mi ha chiesto di giocare con lui di notte dalle 4 alle 5 e dalle 5 alle 6 ed ho subito accettato visto l'ottimo orario che avrebbe permesso una bella frescura ma anche perché avevo deciso di andare ad una cena etnica a Iseo la sera di venerdì 2.

Cos'è una cena etnica??

La cena etnica è essenzialmente caratterizzata da pietanze tipiche di vari luoghi del pianeta: una ghiotta ed economica occasione per conoscere cibi di culture diverse e scambiarsi qualche succulenta ricetta!
Mi piacerebbe si facesse anche da noi e m'impegnerò personalmente a proporla il prossimo anno: potrebbe, insieme al ritorno della cena dei poveri, costituire un fine settimana di solidarietà e fratellanza (magari nel periodo fine estivo) in cui trascorrere del tempo insieme, deliziandoci del minimo indispensabile una sera e di prelibati piatti un'altra sera, magari con l'aiuto delle diverse persone che vivono qui ma provengono da luoghi differenti. Insomma, un'ottima occasione per conoscerci ed integrarci a vicenda. Lo proporrò al gruppo in stile caritas che sta nascendo a San Giovanni.

Bene, lasciamo un attimo le proposte e torniamo ai fatti. Sono andato a questa cena in compagnia della nostra Giusy (per salutarla visto che pochi giorni dopo sarebbe partita volontaria per la Guinea) e di altri miei amici. Così, dopo aver trascorso una divertente serata in riva al lago siamo tornati a Polaveno. Erano le 2 di notte e mi han tenuto compagnia per un'ora, poi ci siamo salutati.
Proprio accompagnandoli fuori dal campo mi viene chiesto da un mio amico di andare a prendere l'etto (o il letto?) da Michael....
Bah?
Visto il tono usato per dirmi questo, ho preferito usare il consiglio di Jovanotti e praticando l'allegria ho semplicemente risposto che sarei andato a prendere il chilo!
Allontanandomi con i miei amici sento il fratello di quella persona mormorare cose pochi edificanti nei miei confronti. Avrei potuto lasciar perdere, invece sono tornato sui miei passi e, col sorriso stampato sul viso, l'ho guardato. Mi chiede se ho dei problemi ma, non avendone, chiedo a lui se li ha. Come risposta mi mostra il suo braccio destro pompatissimo e tatuato. Non è che non ne capissi le sue intenzioni ma puntando ancora sull'allegria gli chiedo se mi sta facendo vedere il tatuaggio. È sorpreso. Continuo su questa linea ironica e gliene chiedo il significato. “Razzismo” mi risponde. Turbato gli chiedo perché sostiene questa cosa e dopo avermi detto “perché io odio” gliene sto per domandargli il motivo ma s'allontana. Bah?
Va beh, saluto i miei amici e la Giusy e poi chiacchiero con altri spettatori, mentre guardo la partita corrente in attesa di giocare.
Quando mi guardo attorno continuo a vedere i fratelli che importunano senza sosta qualsiasi passante.
Io non riesco a concepire.
È giunta la nostra ora e vado a cambiarmi mettendomi la maglia gialla, pronto per giocare. Sorpresa! C'è una ragazza che gioca nella squadra! Wow! Addirittura poi le ragazze in squadra diverranno due e poi tre!!! Splendido!
Durante il mio turno in panchina sento un trambusto e corro sulle gradinate sotto l'oratorio a vedere che succede. Il fratello più grande è stato atterrato da un mio amico e l'altro fratello minore è tenuto a bada da dei ragazzi. Penso: “avrà trovato quello del formaggio” e mi sincero delle condizioni del mio amico vedendolo piuttosto agitato e ferito ad un occhio. L'altro si rialza da terra con del sangue sul viso. Quando la situazione sembra essersi calmata chiedo ai presenti perché non abbiano fatto niente per prevenire questa cosa visto che è da almeno un'ora e mezza che andavano a cercare questo epilogo!
Nonostante la notte sia già inoltrata le presenze sugli spalti sono ancora massicce, ma sembra di predicare nel deserto...
Più tardi arriverà un adulto che, anche lui infastidito, li redarguirà dicendo loro di vergognarsi del fatto che stanno mettendo paura a bimbi di 10 anni. Già: nella nostra squadra infatti c'erano anche dei ragazzini davvero entusiasti della partita e del fatto di poter star svegli tutta notte a divertirsi, un po' come i grandi che già lo fanno senza bisogno di eventi particolari; vederli inquieti dopo quello che è successo non è stato un bello spettacolo.
Torno a giocare ma tornano anche i fratelli che, imbufaliti, si mettono a sollevare panchine e bidoni dello sporco e lanciarli in ogni dove. Sembrano incontrollabili e quando salgo anche stavolta a cercar d'essere d'aiuto scopro che prima quel fatto è successo perché i due fratelli stavano litigando ed il mio amico, tentando con altri di dividerli, è stato colpito da una gomitata. Scopro inoltre il perché dell'indifferenza generale dai “siamo abituati” e dai “è sempre così” che mi sento dire..
Sono basito.
Mentre vengono con calma allontanati possiam tornare a divertirci e, utilizzando una metafora usata in quei giorni, posso definire la manifestazione un quadro molto bello con una cornice marcia ma che può essere cambiata: ricordiamocelo, non è sempre così, si può cambiare!

Ho deciso di scrivere questo articolo-denuncia da subito ma la domenica, alla messa per il 50° anno di vita religiosa di mia zia Suor Mariangela, ho avuto la conferma di agir nel giusto. Infatti la prima lettura dal libro del profeta Ezechièle (33, 1.7-9) parla di condotte malvagie e il Vangelo secondo Matteo (18, 15-20) dice espressamente di ammonire il fratello che commetterà una colpa (fatto), se non ascolterà di ammonirlo con i testimoni (fatto) e se neanche ascolterà coloro dice di informare la comunità ed è quello che sto facendo.

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