Reduce dal gruppo di lettura di lunedì… eh? Non sapete cos’è
un gruppo di lettura?? Ah, voi lo sapete ma non ne avete sentito parlare nelle
vicinanze? Ma come?! Avevo fatto una campagna informativa!
Va beh, il gruppo di lettura è rivolto a chi ama leggere, ama
parlare di ciò che ha letto ed ama condividere i pensieri suscitati da ciò che
ha letto.
Ci riuniamo una sera al mese, attualmente presso la
biblioteca di Brione. Più avanti, chissà, magari ci alterneremo con quella di
Polaveno, se e quando sarà pronta.
Come si svolge?
Si sceglie un libro e si ha il tempo che separa una riunione
dall’altra (circa un mese) per leggerlo e per liberamente avanzare proposte su
future letture.
Ok, dopo quest’intro voglio parlarvi dell’ultimo libro di
cui abbiamo parlato e che è stato letto a cavallo tra dicembre dell’anno scorso
e il corrente mese di gennaio.
Si tratta de “La recita di Bolzano” dello scrittore Sándor
Márai, romanzo scritto nel 1940.
La trama d’azione è proprio scarna perché
consiste nella fuga di Giacomo Casanova dai Piombi di Venezia, il rifugio a
Bolzano, dove avvengono diversi contatti con la gente del posto, con le persone
che vengono da lontano per incontrarlo e con chi viene ritrovato, forse
casualmente.
Varie cose mi han colpito del libro:
-la descrizione (già nel ’40!) di Bolzano come
“città tanto <seria e virtuosa>, <ordinata e piena di buonsenso>
-la scrittura talvolta assillante ma a volte
affascinante
-l’utilizzo di parole non certamente comuni nel
lessico odierno come “tracotanza”, “alcove”, “truogolo”, “degenere”,
“macilento” e non usate a caso vista l’affermazione “Nella vita dobbiamo usare
le parole con la maggior precisione possibile, se vogliamo che abbiano un
valore”
-l’amore inteso come una “grande magia” o
descritto in vari modi come “Quella pienezza di vita che solo l’amore in quanto
dono assoluto di sé può dare” oppure “Dietro ogni mal d’amore si ode sempre la
vocina stridula dell’egoismo, che cercava di salvare quanto poteva e pretendeva
tutto ciò che un essere umano può pretendere da un altro, possibilmente senza
dover offrire in cambio nulla di autentico e sostanziale. L’egoismo, che
comprava palazzi, carrozze e pietre preziose per offrirli all’amata e credeva
di averle donato, insieme ai regali, anche quel misterioso valore senza il
quale non possono esistere né affetti sinceri né la pace nei cuori”
-la visione relativa e sensibile: “Ogni cosa
acquista peso in virtù del sentimento con cui osserviamo il mondo”
-le forzature che le etichette comportano in
“Personaggi che hanno perso ogni libertà di movimento e sono diventati ostaggi
del loro rango, del decoro esteriore che ammanta la loro figura e degli
obblighi legati alla loro condizione”
-la voluta ambiguità descrittiva: “Le donne che
si guadagnano da vivere contando sull’esistenza di altre donne più giovani e
più inesperte di loro” o “Il colore delle cose eterne”
-metafore particolarmente suggestive come “Con la
lentezza e la trepidazione con cui un viandante tormentato e illanguidito dalla
sete si china, in un gesto di adorazione o di preghiera, sul getto d’acqua di
una sorgente”
-una certa concezione della vita: “La vita non è
fatta soltanto di regole, proibizioni e catene, ma anche di passioni”, “La
vita, un giorno dopo l’altro, colma ciascuno di doni meravigliosi, sempre che
non la si tema”
-per ultimo vi cito un pensiero che sposo in
pieno, una sorte di dichiarazione d’intenti dopo un esame di coscienza “Non
sono ancora sazio di vedere l’alba, non conosco ancora tutti i sentimenti e le
emozioni degli esseri umani, non ho ancora irriso a sufficienza la presunzione
di funzionari, dei superiori e delle autorità, non ho ancora zittito abbastanza
spesso i preti, non mi sono ancora sbellicato abbastanza di fronte alla
stupidità della gente, di fronte alla vanità, all’ambizione, alla lussuria e
all’avarizia degli uomini, non mi sono ancora svegliato abbastanza spesso fra
le braccia delle donne, tanto da conoscerle così come sono in realtà, tanto da
apprendere sulla loro diversa realtà qualcosa che conti di più del segreto che
nascondono sotto le sottane. Non ho ancora vissuto abbastanza”
A lunedì 15 aprile, ore 20:30, biblioteca di
Brione!