Per Guido Rossi è “una differenza insostenibile di redditi e
di possibilità di costruirsi il futuro”
Chi è sto Guido Rossi?
È un avvocato milanese di 81 anni, docente di filosofia del
diritto e poi professore di diritto commerciale e diritto privato. All’inizio
degli anni ’80 è stato presidente della Consob (Commissione nazionale per le
società e la borsa, di cui ora è garante etico), presidente di Montedison e di
Telecom, senatore (a cavallo degli anni ’90) distinguendosi per la promozione
di legislazioni antitrust sull’OPA (offerta pubblica d’acquisto) e sulla
compravendita di titoli. È inoltre direttore della rivista delle Società e
della rivista Banca, Borsa e Titoli di credito ed editorialista del Sole 24
Ore.
Si dice che la disuguaglianza sia tornata ai livelli del
1928.
Motivo?
L’esperto Guido Rossi: “La disuguaglianza l’ha prodotta la
politica che, obbedendo alla finanza, ha creato il mostro che la divora. Lula,
un sindacalista, ha fatto crescere il Paese e ha risotto le disuguaglianze con
vasto consenso. Reagan e la Thatcher, smantellato il welfare e fermati i
salari, hanno scoperto la realtà dei debiti. Come ha ben ricordato Lars Osberg,
è stata la disuguaglianza crescente dei redditi a generare gli eccessi di
debito privato e pubblico”
Infatti il Brasile di Lula cresce con vigore (7-8%) mentre
gli Stati Uniti di Reagan sono collassati economicamente nel 2009 portandosi
dietro gran parte del pianeta (il Regno Unito della Thatcher ne ha risentito
molto).
Riguardo a questo contagio, Guido Rossi chiede: “Che senso
ha l’antitrust sull’economia misurata dal Pil e il nulla sulla finanza derivata
che vale 8 volte il Pil del mondo?”
Diamo dei numeri forniti dall’Istat.
-il 28% dei residenti in Italia è a rischio povertà (la
media europea è del 24%). Nel 2011 l’indicatore è cresciuto di due punti e
mezzo rispetto al 2010 determinando il grosso aumento (dal 7% all’11%) delle
persone con severa deprivazione
-il 18% delle famiglie non possono riscaldare adeguatamente
l’abitazione (rispetto all’11% del 2010) mentre il 12% non si può permettere un
pasto adeguato ogni due giorni (rispetto al 7% del 2010)
-la quota di reddito totale del 20% delle famiglie più ricche
è pari al 37% mentre al 20% delle famiglie più povere spetta soltanto l’8%
-una persona su quattro residente nel Mezzogiorno è
gravemente deprivata
Particolarmente importanti quindi queste parole di Rossi: “Quanti
suggeriscono, l’esempio danese della flexsecurity dovrebbero dire se, a regime,
la spesa sociale italiana aumenta o diminuisce (visto che in Danimarca è 3
punti di Pil più della nostra) e come, nel caso aumentasse, la finanzierebbero”
Come se ne esce quindi?
Marco Leonardi, professore di economia politica e di
economia del lavoro, parlando dell’America cita la costanza della maggioranza dei
salari reali negli ultimi trent’anni. Nel frattempo però l’economia è cresciuta
moltissimo e se si vuole aumentare il consumo bisogna prendere denaro in
prestito. Pensate ad una grossa fetta di popolazione che fonda le sue agiatezze
su denaro che non c’è, aggiungiamoci l’ingordigia e l’irresponsabilità e
possiamo farci un’idea di come è cominciata la crisi del mercato finanziario.
Che c’entra la disuguaglianza?
Ora immaginate una società non equamente composta ma divisa tra ricchi e poveri. Cosa notiamo? Più i poveri saranno in condizioni
diverse dai ricchi e più dovranno esigere denaro a credito, denaro concesso in
maniera più (oggi) o meno (ieri) stringente per sostenere questo ritmo di
consumo. Aggiungiamoci la rata mensile dei mutui fatti per comprar casa obbligatoriamente
da pagare per non perdere pure il tetto sopra la testa. Capirete che non è
sostenibile contrarre nuovo debito per pagarne un altro.
Soluzione?
Non è affatto semplice anche perché da trent’anni la
crescita economica è diseguale e ripaga i soli profitti (non i salari) dei soli
Paesi sviluppati. Senza contare i 120 miliardi di euro che In Italia ogni anno
vengono sottratti alle casse pubbliche (3mila € a testa!) e senza contare che
riusciamo a recuperarne solo una decina.
Bisognerebbe operare politiche fiscali redistributive dei
redditi che vadano ad aumentare il potere d’acquisto dei redditi più bassi per
almeno evitare che nel breve periodo continuino ad indebitarsi.
Ricordatevi di questa via d’uscita quando tra un mese si
andrà a votare per le elezioni politiche e regionali.
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