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lunedì 18 novembre 2013

Perché scrivere al CSI?

Ho pensato di scrivere al Centro Sportivo Italiano perché quest'anno, dopo parecchio tempo, ho deciso di tornare a calcare campionati meno competitivi (a causa di vari impegni) come il calcio Open a 7 ma che comunque danno la possibilità di coltivar la passione per questo stupendo sport di squadra e che, insieme, combinino un importante obiettivo da me scelto come l'educazione del bene comune.

Ci ho creduto ma questa fiducia comincia a crollare.
Infatti, dopo un buon inizio di campionato (con altrettante vittorie), in una partita da punteggio più che tennistico (7-0 per noi), ho dovuto concludere il match zoppicando a causa di una doppia e simultanea entrata fallosa sulla caviglia destra.
Nel corso della stessa partita, un mio compagno ha riportato un brutto infortunio ad una spalla a seguito di un'altrettanta brutta spinta che l'ha fatto ruzzolare malamente e scompostamente a terra.

La mattina successiva non riuscivo a camminare.
Ci è voluto un po' di tempo per far sgonfiare l'arto, per assorbire la botta, lenire il suo dolore e soprattutto ritrovare la sicurezza nell'appoggio e nei vari movimenti muscolari che una caviglia è chiamata a fare.
Ringrazio una fantastica fisioterapista.

I risultati sportivi non brillano più e rientro negli ultimi 10 minuti di una partita che non sembra aver niente più da dire: stiamo perdendo 0-4.
Importante è però poter giocare e ci stiamo avviando alla rimonta ma, sul risultato di 3-4, un gomito avversario decide di rompermi il labbro destro.
“Normale scontro di gioco” giustifica l'arbitro a seguito delle mie reiterate proteste grondanti di sangue.

La partita del successivo rientro è tesa ed equilibrata. Per cambiare i giocatori in campo bisogna essere esperti di strategia o di chimica o di alchimia.
Mancano 5 minuti e siamo sotto di un gol. Il mister si decide a farmi entrare.
Ho cinque minuti a disposizione, trecento secondi!

Prendo palla, un dribbling e l'avversario mi atterra entrandomi sulla caviglia sinistra.
Sono a terra dolorante ma non si può perder tempo. Cerco quindi di rialzarmi stringendo i denti.
C'è una palla che vola in aria e mi appresto a duellare per ottenerne il possesso, senonché il mio rivale decida di rifilarmi una gomitata in testa.
Vedo le stelle.

Andiamo avanti.
Altro pallone, altro dribbling ma questa volta i tacchetti avversari urtano troppo violentemente e nuovamente sulla caviglia sinistra che in quel momento mi serviva da appoggio. Rialzarsi non è semplice stavolta.
In mezzo a questi 5 minuti siamo riusciti a pareggiare. A che prezzo però?

Rivolgo quindi tre appelli:
-il primo agli arbitri perché in veste di ambasciatori del fair play si impegnino per far sì che le sanzioni siano correlate alla gravità dell'intervento e per far sì che ci si pensi più volte prima di farne di così violenti
-il secondo ai giocatori perché ho visto sul sito internet del CSI che tra le varie discipline kick boxing non c'è ma ci sono le arti marziali. Scelgano insomma lo sport per loro più adeguato
-il terzo agli educatori affinché siano coerenti con la loro formazione e predichino il rispetto per gli avversari, non il loro abbattimento

Grazie dell'attenzione.

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