Vuoi saperne di più?

Questo è un “blog” ed è un mezzo per esprimere creatività in modo libero.

Qui vorrei far conoscere in completa autonomia i miei pensieri, i miei desideri, le mie idee, le mie esperienze, le mie riflessioni, i miei momenti, le mie storie, i miei sentimenti, i miei disagi, le mie opinioni, le mie proteste le mie considerazioni. Vorrei pure condividere notizie ed informazioni.

Il blog è uno strumento che permette ai lettori di scrivere commenti esprimendo collettivamente libere opinioni esponendo così i problemi e, entrando in collaborazione, dar voce alle soluzioni.

Accanto a ciò che si racconta ha un'importanza vitale come lo si racconta, quindi esigo “l'indipendenza per poter approvare ciò che c'è di buono e criticare ciò che c'è di male”


giovedì 14 novembre 2013

L'Iva è l'aliquota maggiore sull'acquisto dei beni disponibili sul mercato

Facciamo un po' di chiarezza:

-l'aumento Iva si è avuto a seguito della crisi di Governo causata da Berlusconi nel fine-settimana precedente al 1° ottobre (giorno in cui è entrato in vigore l'aumento della tassa, con un Governo senza poteri) e che lo stesso Berlusconi ha fatto rientrare subito dopo. Coincidenza?

-a stabilire l'aumento è stato un estivo provvedimento Tremonti-Berlusconi. Altra coincidenza??

Quanto costerà alle famiglie l'aumento dell'Iva dal 21% al 22%?

Balletto di cifre sugli effetti economici.
Si dice che per il Codacons saranno 349€ a famiglia con un calo dei consumi del 3%.
Per la Cgia di Mestre i prodotti più colpiti saranno i Made in Italy mentre le imprese più colpite saranno quelle piccole.

Facciamo qualche conto con dati ufficiali.

La spesa media mensile delle famiglie nel 2012 è di 2419€: 468€ in alimentari e bevande, i restanti 1951€ in prodotti e servizi.

Quali sono i beni coinvolti nella crescita dell'Iva?
Il 40,7% dei beni della spesa media italiana. Tra cui auto, bevande gassate, caffè, calzature, carburante, parrucchiere, prodotti tecnologici, superalcolici, vestiti, vino... Non riguarderà i beni con Iva al 4% (alimentari di prima necessità, giornali, libri...) e quelli con l'Iva al 10% (alberghi, energia elettrica domestica, gas per riscaldamento, ristoranti, ristrutturazioni edilizie...)

Quindi, se l'aumento sarà trasferito sul prezzo di vendita, l'impatto sulle famiglie sarà di 118,14€. 
Visto che al Nord il consumo è maggiore, sarà maggiore anche l'aumento (circa 130€ mentre al Centro circa 119€, al Sud circa 91€ e nelle Isole circa 81€).
Un caffè al bar costerà sempre uguale ma una confezione di caffè costerà di più (circa 2 centesimi di euro). Stesso discorso per una bevanda gassata. Leggermente maggiore per una bottiglia di vino.
Una lavatrice aumenterà di circa 3,50€.
Non sono notizie positive ma il risultato sarà meno di un terzo di quanto sparato dal Codacons. 
Diventa importantissimo il confronto nella scelta per risparmiare.

Come si distribuiranno gli effetti?
Sicuramente è una forma di tassazione sui consumi ed è quindi dannosa per la crescita economica. 
È un'imposta regressiva? Colpisce quindi soprattutto i meno abbienti?
Proviamo a simularne l'incidenza. 
Sono necessari dati sui redditi, sulla ricchezza e sulla struttura dei consumi (disponibili in Banca d'Italia e Istat). 
Identifichiamo come reddito lordo annuale la somma dei redditi (con le diverse tassazioni), identifichiamo come reddito disponibile annuale il reddito lordo annuale al netto delle tassazioni e identifichiamo come reddito corretto il reddito per quei soggetti con più consumo annuale che reddito annuale (è possibile indebitarsi, ridurre il patrimonio, percepire reddito in maniera discontinua...) 

Ne risulta che l'Iva è un'imposta molto regressiva perché, mediamente, sarebbe a carico più del doppio ai consumatori meno abbienti: 18% contro 7%.
Questo calcolo, appunto per il fatto che dev'essere corretto, deve essere integrato per dare uno scenario più veritiero. Sarebbe meglio analizzare un orizzonte di tempo più lungo per evitare che ci siano grosse distanze tra il tempo in cui si percepisce il reddito e il tempo in cui lo si consuma. La correzione in questione consiste praticamente nell'allineare il livello del reddito annuale al livello del consumo annuale, se quest'ultimo risulta eccedente al reddito. Questo è possibile perché significa che altre entrate han permesso un maggiore consumo e queste entrate vengono inglobate nel reddito annuale. 
Con questa ipotetica correzione l'Iva risulta un'imposta regressiva ma circa la metà rispetto a prima: 9,5% contro 7,5%. 
Questa correzione è purtroppo solo immaginaria e, nell'attesa di indicatori che si basino su comparazioni pluriennali fra consumo e reddito per rendere l'analisi ottimale, dobbiamo affermare il profilo di regressività dell'Iva e quindi la maggiore incidenza dell'imposta sui consumatori con il reddito annuale più basso. 

Perché quindi non pensare ad interventi redistribuiti compensativi sul lato delle imposte sui redditi?

Rispetto al reddito disponibile familiare e al consumo equivalente, l'Iva ha un'incidenza con andamento piuttosto standard, vista anche l'ovvia progressività rispetto ai consumi.

Distribuendo le famiglie in base alla ricchezza netta (attività finanziarie e reali al netto delle passività finanziarie) si vede che l'andamento dell'aliquota misurata al consumo sia sostanzialmente stabile tra il ceto medio-basso e subisce poi un'impennata per il ceto più ricco. Il motivo è ancora tutto da scoprire ma si può presumere che alcune famiglie con bassi redditi annuali possano detenere una ricchezza netta più elevata. Purtroppo, come già detto, non esistono indicatori più precisi per misurare l'incidenza di quest'imposta e quindi questi risultati possono sicuramente essere ulteriormente confrontati e verificati. 

Nell'attesa, un ripensamento complessivo dell'architettura fiscale del nostro Paese andrebbe eseguito, magari alleggerendo l'imposizione sui redditi (soprattutto quelli più bassi) e, se necessario, compensando con l'imposizione reale.

Chissà cosa ci riserverà questa Legge di Stabilità..

Nessun commento:

Posta un commento