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martedì 13 marzo 2012

Legalità a singhiozzo


Viste le belle giornate, parliamo un po’ del giugno scorso; precisamente dei giorni di domenica 12 e lunedì 13.
Ch’è successo?
Ben 27 milioni di cittadini italiani si sono recati ai seggi per votare i referendum: praticamente l’unica via di democrazia diretta possibile in Italia.
Il referendum era di tipo abrogativo, cioè chiedeva se si voleva cancellare una certa legge o una sua parte.
Per far sì che questo sia valido deve votare la maggioranza assoluta dei cittadini che hanno diritto di voto (questo requisito ha invalidato ben cinque consultazioni di seguito, dal 1997 al 2005) e per far sì che la legge venga abrogata i voti favorevoli alla cancellazione (i “sì”) devono prevalere su quelli contrari (i “no”).
Nel giugno scorso s’è chiaramente scelto di abrogare le leggi che volevano installare centrali nucleari, privatizzare obbligatoriamente i servizi pubblici e perseverare a legiferare per favorire interessi particolari. Mi hanno sempre insegnato a rispettare tutto e tutti (anche un Parlamento che ha dichiarato di credere che "Ruby rubacuori" fosse la nipote dell'ex Presidente dell'Egitto Mubarak!), ora mi sembra doveroso pretendere, da parte degli amministratori, rispetto per le scelte prese dalla popolazione.
Tra i servizi pubblici in questione ha fatto scalpore la finalità di lucro che si voleva attuare tramite la gestione degli impianti idrici e quindi voglio parlare delle novità che giungono da Napoli. La nuova amministrazione comunale guidata da Luigi de Magistris ha già approvato la delibera che trasforma la società per azioni Arin in Abc (Acqua bene comune) Napoli: un’azienda speciale, totalmente pubblica, che gestirà l’acqua. Un “nuovo” modo di fare economia non impossibile come dimostra anche il passaggio dalle narrazioni ai fatti nella gestione dell’Acquedotto pugliese che nel 2010 ha chiuso con un MOL (Margine Operativo Lordo) del + 53% e un utile netto tre volte maggiore, ottenuti grazie alla miglior efficienza.
Vorrei aspettarmi molte copiature da queste lezioni esemplari.
Inoltre, con il secondo quesito sul referendum dei servizi pubblici locali si è cancellata la norma che remunerava con un 7% (interesse da anni del boom economico!) i gestori del servizio idrico.

 Di fronte alla non applicazione della legge è stata attuata una campagna di obbedienza civile che ha lo scopo di ricalcolare le bollette senza questa remunerazione del capitale investito. Questo sarebbe stato era il compito dell’Agenzia dell’acqua che, però, non è mai stata avviata.
Non è finita qui perché 400mila cittadini hanno firmato una proposta d’iniziativa popolare per un nuovo regolamento riguardante la gestione idrica, due disegni di legge prevedono l’introduzione della categoria dei beni comuni, di cui a Napoli c’è già un assessorato. Se le istituzioni vogliono recuperare un po’ di credibilità, ne ho citato alcune indicazioni.
In Lombardia? Com’è la situazione?
I componenti della minoranza, il Codacons e i comitati che si sono spesi per l’acqua pubblica hanno chiesto alla Regione di legiferare per adeguarsi alle nuove normative.
Restiamo in attesa.

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