Tempo fa una mia amica mi diceva come
fosse difficile scegliere tra tante alternative al punto da arrivare
a preferire una scelta unica, obbligata.
Io son sempre stato contrario alla
mancanza di opzioni e mi son chiesto cos'è che ci può disorientare
in queste occasioni.
Come
prima cosa è indubbio che senza criteri chiari andiamo in
confusione.
La scelta perfetta.
Ricordo che un professore ci fece un esempio simile a questo: siamo
medici e abbiamo delle informazioni sullo stato del paziente. Che
facciamo? Agiamo subito o lo sottoponiamo ad altri esami? Se nel
frattempo lo “perdiamo” ?
Non scegliere è una
scelta, a volte dettata dalla paura di sbagliare, dalla ricerca della
perfezione, dalla mancanza di informazioni...
La dicotomia
razionalità (emisfero sinistro del cervello) ed emotività (emisfero
destro). Quale ha il predominio?
Può accadere che
decidere solo in base a ragionamenti razionali può portare a scelte
illogiche.
L'istinto è la parte integrante di noi che sfugge alla
ragione ma anche decidere solo attraverso di questo può essere
controproducente.
Quindi proviamo ad
usare entrambi gli emisferi del cervello, uno a supporto dell'altro,
visto che ce li abbiamo a disposizione..
Tutto questo per
dire che le scelte, importanti o meno, cambiano il corso della nostra
vita. Anche quelle piccole, quotidiane, quasi automatiche,
abitudinarie. Anzi, forse son proprio queste che andrebbero riviste
con maggior consapevolezza.
È necessario fermarsi, riguardare i
passi fatti e cercare di correggere quelli sulla strada errata,
sempre che non siano irreversibili..
Riconsiderando ciò,
però, cerchiamo di non andare in paranoia! Verifichiamo lo sbaglio e
mettiamo in azione il passo corretto. Il rischio altrimenti è quello
di non decidere, di rimandare la scelta ritornando quindi a dover
riconsiderare, chiudendoci sostanzialmente in un limbo. Il rischio
opposto, invece, è determinato dalla fretta di decidere, la quale
non ci fa riuscire a sopportare questa fase ed ci fa optare per la
prima scelta possibile. Potrebbe essere nuovamente un passo sulla
strada sbagliata.
Veniamo al dunque:
come si fa a prendere la decisione giusta?
Da buon economista,
la risposta è: “dipende”
Una condizione
necessaria è data dalla serenità.
Qual era infatti il
vostro stato emotivo l'ultima volta che avete preso una buona
decisione?
Cerchiamo quindi di
rilassarci e di ritrovare il nostro equilibrio, la nostra lucidità,
la nostra armonia, la nostra ispirazione.
Sicuramente scrivere
quello che sentiamo aiuta, rileggendo poi con distacco, a stabilire
quali sono le cose più essenziali.
Volete una
conferma?
Basta provare!
Dai!
Proviamo a dar consistenza ai nostri pensieri e vedremo se è tutto ok o dobbiamo aggiustare il tiro.
La scelta buona è
come una ciliegia: una tira l'altra!
Il senso ovviamente
sta nel ripetuto tentativo di ricerca che ci porta ad uno stato
sentimentale abbastanza stabile per poter prenderci responsabilità
nella nostra vita. Spetta a noi infatti la decisione tra lasciarci
vivere dalle circostanze e vivere intensamente.
Proprio due anni fa
siamo stati chiamati a decidere tra il gestire ed il lasciarci
gestire, tra il servizio ed il profitto, tra l'innovazione e la
mangeria, tra l'uguaglianza e l'ingiustizia.
Ce l'abbiamo a fatta
a scegliere la prima categoria, la maggioranza degli Italiani ce l'ha
fatta!
Nonostante il poco
interesse dei mass-media ad un evento così grande o il tentativo da
parte di persone delle “Istituzioni” a non decidere o ad
impedirci di decidere.
È stata una scelta
basata su dati a dir poco allarmanti, dati che hanno allarmato le
nostre sensazioni, dati che ci han permesso di usare entrambi gli
emisferi del cervello.
Rivendico ancora
oggi quella scelta e chiedo umilmente ai nostri rappresentanti delle
Istituzioni (anche locali) di rispettarla; se si vuole aprire un
confronto si portino però dei numeri, stop alle illazioni.
Ripartiamo da qui.
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