La CCAC (Climate and Clean Air Coalition to Reduce
Short-Lived Climate Pollutants) fa parte del Programma delle Nazioni Unite per
l’ambiente (UNEP) e mira sostanzialmente a ridurre gli inquinanti climatici di
breve durata per la protezione della salute umana.
Da dove provengono questi
inquinanti climatici a vita breve?
Dai motori diesel, dalle emissioni di stufe
di cattiva qualità, dalla combustione del petrolio e del gas naturale, dalle
emissioni dei rifiuti…
La CCAC ha organizzato un incontro a
Parigi in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha chiesto
“l’adozione rapida di un piano di azione mondiale per combattere uno dei più
gravi pericoli per la salute umana”
Secondo Marìa Neira, direttore del
Dipartimento di Sanità Pubblica e dell’Ambiente dell’OMS, le stime mostrano che
3,5 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa
dell’inquinamento dell’aria nelle abitazioni e 3,3 milioni di persone per
l’inquinamento dell’aria esterna.
Nel rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente
agli ultimi posti per la qualità dell’aria c’è l’Italia.
Dati del 2005 del Programma CAFE (Clean
Air for Europe) dicevano che circa 310mila europei muoiono prematuramente (9
mesi) ogni anno per conseguenze dovute all’inquinamento atmosferico. Nella
classifica dei decessi da smog la faceva da padrona la Germania con 65mila
l’anno, seguita a distanza dall’Italia (39mila), Francia (36mila) e Regno Unito
(32mila). Cause principale le polveri sottili emesse da auto, ciclomotori,
industrie e riscaldamento domestico.
Dati del 2008 dicevano che nelle prime
30 città europee con l’aria peggiore ben 17 erano italiane. Dopo la città
bulgara di Plovdiv c’erano Torino, Brescia e Milano.
Rinenergy è un’associazione senza scopo
di lucro che si occupa di informazione riguardo all’agricoltura biologica, la
salvaguardia delle riserve energetiche, l’economia del recupero, la
progettazione ecologica dei prodotti… Negli scorsi anni organizzava convegni
internazionali e in quello del 2010, svoltosi a Milano, è stata resa nota la
ricerca del CCR (Centro Comune di Ricerca) secondo la quale per la minor
qualità dell’aria un lombardo può vivere fino a 18 mesi in meno rispetto ai
cittadini di altre Regioni tenendo presente anche i circa 30 ricoveri al giorno
per patologie legate ad asma e problemi respiratori dovuti allo smog.
Hans Jorg Schwander, direttore della
Innovation Academy, ha parlato di “situazione criminale” e all’epoca le
proposte erano la riduzione dell’uso dell’auto migliorando il servizio di
trasporto pubblico, il minor uso di gasolio e maggior attenzione alle fonti
rinnovabili.
Veniamo ai giorni d’oggi.
Il 56% degli Europei pensa che la
qualità dell’aria respirata nell’ultimo decennio sia andata peggiorando.
Percezione condivisa dall’81% degli Italiani che crede anche che servano nuove
misure per contrastare il fenomeno e soprattutto maggior responsabilità ed
impegno da parte delle amministrazioni pubbliche.
La Lombardia è undicesima nella
classifica delle Regioni verdi. Dal 1995 le soglie di inquinamento superano
abbondantemente i limiti previsti dall’Unione Europea (una singola città può
superare di 50 microgrammi/metro cubo le concentrazioni inquinanti al massimo
per 35 giorni l’anno). Oltre 2000 siti contaminati di cui 800 ancora in fase di
bonifica.
Legambiente ha redatto il dossier “Mal’aria”
basandosi sui dati disponibili sui siti delle Regioni, Arpa e Province.
95 città monitorate riguardo al PM10
(polveri sottili). Il 55% è fuori norma e in generale è l’area della Pianura
padana a confermarsi critica con 18 città tra le prime 20. La centralina
posizionato al Villaggio Sereno ha decretato Brescia come la sesta peggior
città italiana.
42 città monitorate riguardo al PM2,5
(frazione più leggera e pericolosa delle polveri). Il 52% è fuori norma e i
peggiori posti per Torino, Padova, Lecco, Milano e Brescia (quarta peggiore,
sempre con al centralina posizionata al Villaggio Sereno che a sto punto mica
tanto “sereno” dev’essere…).
83 città monitorate riguardo al Biossido
di Azoto (NO2, tossico per l’uomo). Il 29% è fuori norma e Brescia occupa l’ottava
peggior posizione.
78 città monitorate riguardo all’Ozono
troposferico (O3, dannosa per l’uomo). Il 56% è fuori norma e Brescia, anche
qui, occupa l’ottava peggior posizione.
Le principali fonti di emissione si
trovano nei processi industriali, nella produzione di energia, nel traffico e
riscaldamento cittadino.
Secondo Legambiente servono “interventi
immediati per città più vivibili, moderne e sicure”
Servono quindi politiche di diffusione
di fonti rinnovabili, di efficienza energetica degli edifici, di mobilità
incentrata sul trasporto pubblico locale e ferroviario.
Per la mobilità, viste le 64 auto ogni
100 abitanti che rendono l’Italia il Paese europeo con più densità di
automobili, utilizziamo o siamo costretti ad utilizzare largamente la vettura
privata grazie anche ai tagli al trasporto pubblico a cui si potrebbe ovviare
dirottando i 400 milioni di euro annuali dall’autotrasporto verso il ferro e la
mobilità collettiva. Un altro provvedimento che permetterebbe un miglioramento
della situazione potrebbe essere la progettazione di un piano di rete ciclabile.
Rossella Muroni, direttore generale di
Legambiente: “Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti, è una
capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il
territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con
alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più
silenziosi, più salutari, più efficienti, dove si creino le condizioni per
favorire le relazioni sociali, il senso di quartiere, della comunità”
Quello che alle volte sfugge è che un
miglioramento dell’ambiente oggi permette anche un risparmio futuro nelle cure
delle malattie legate appunto all’inquinamento.
Quindi cos’è che interrompe questo
volere comune?
Ci dà una mano a capire BankTrack: un insieme di 38 organizzazioni non governative che dal 2003 ricerca connessioni tra banche private ed i progetti che comportano rischi per la società. Nel 2011 l’italiana Unicredit risultava tra le prime quindici banche in questa classifica per i 5,2 miliardi di euro elargiti ad imprese inquinanti, miliardi che se fossero stati elargiti ad industrie dell’energia pulita avrebbero potuto risolvere parte dei nostri problemi ambientali.
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