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venerdì 24 maggio 2013

2013: Anno Europeo dell’Aria



La CCAC (Climate and Clean Air Coalition to Reduce Short-Lived Climate Pollutants) fa parte del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e mira sostanzialmente a ridurre gli inquinanti climatici di breve durata per la protezione della salute umana. 
Da dove provengono questi inquinanti climatici a vita breve? 
Dai motori diesel, dalle emissioni di stufe di cattiva qualità, dalla combustione del petrolio e del gas naturale, dalle emissioni dei rifiuti…
La CCAC ha organizzato un incontro a Parigi in cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha chiesto “l’adozione rapida di un piano di azione mondiale per combattere uno dei più gravi pericoli per la salute umana”
Secondo Marìa Neira, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica e dell’Ambiente dell’OMS, le stime mostrano che 3,5 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’inquinamento dell’aria nelle abitazioni e 3,3 milioni di persone per l’inquinamento dell’aria esterna.

Nel rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente agli ultimi posti per la qualità dell’aria c’è l’Italia.

Dati del 2005 del Programma CAFE (Clean Air for Europe) dicevano che circa 310mila europei muoiono prematuramente (9 mesi) ogni anno per conseguenze dovute all’inquinamento atmosferico. Nella classifica dei decessi da smog la faceva da padrona la Germania con 65mila l’anno, seguita a distanza dall’Italia (39mila), Francia (36mila) e Regno Unito (32mila). Cause principale le polveri sottili emesse da auto, ciclomotori, industrie e riscaldamento domestico.

Dati del 2008 dicevano che nelle prime 30 città europee con l’aria peggiore ben 17 erano italiane. Dopo la città bulgara di Plovdiv c’erano Torino, Brescia e Milano.

Rinenergy è un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di informazione riguardo all’agricoltura biologica, la salvaguardia delle riserve energetiche, l’economia del recupero, la progettazione ecologica dei prodotti… Negli scorsi anni organizzava convegni internazionali e in quello del 2010, svoltosi a Milano, è stata resa nota la ricerca del CCR (Centro Comune di Ricerca) secondo la quale per la minor qualità dell’aria un lombardo può vivere fino a 18 mesi in meno rispetto ai cittadini di altre Regioni tenendo presente anche i circa 30 ricoveri al giorno per patologie legate ad asma e problemi respiratori dovuti allo smog.
Hans Jorg Schwander, direttore della Innovation Academy, ha parlato di “situazione criminale” e all’epoca le proposte erano la riduzione dell’uso dell’auto migliorando il servizio di trasporto pubblico, il minor uso di gasolio e maggior attenzione alle fonti rinnovabili.

Veniamo ai giorni d’oggi.

Il 56% degli Europei pensa che la qualità dell’aria respirata nell’ultimo decennio sia andata peggiorando. Percezione condivisa dall’81% degli Italiani che crede anche che servano nuove misure per contrastare il fenomeno e soprattutto maggior responsabilità ed impegno da parte delle amministrazioni pubbliche.

La Lombardia è undicesima nella classifica delle Regioni verdi. Dal 1995 le soglie di inquinamento superano abbondantemente i limiti previsti dall’Unione Europea (una singola città può superare di 50 microgrammi/metro cubo le concentrazioni inquinanti al massimo per 35 giorni l’anno). Oltre 2000 siti contaminati di cui 800 ancora in fase di bonifica.

Legambiente ha redatto il dossier “Mal’aria” basandosi sui dati disponibili sui siti delle Regioni, Arpa e Province.

95 città monitorate riguardo al PM10 (polveri sottili). Il 55% è fuori norma e in generale è l’area della Pianura padana a confermarsi critica con 18 città tra le prime 20. La centralina posizionato al Villaggio Sereno ha decretato Brescia come la sesta peggior città italiana.

42 città monitorate riguardo al PM2,5 (frazione più leggera e pericolosa delle polveri). Il 52% è fuori norma e i peggiori posti per Torino, Padova, Lecco, Milano e Brescia (quarta peggiore, sempre con al centralina posizionata al Villaggio Sereno che a sto punto mica tanto “sereno” dev’essere…).

83 città monitorate riguardo al Biossido di Azoto (NO2, tossico per l’uomo). Il 29% è fuori norma e Brescia occupa l’ottava peggior posizione.

78 città monitorate riguardo all’Ozono troposferico (O3, dannosa per l’uomo). Il 56% è fuori norma e Brescia, anche qui, occupa l’ottava peggior posizione.

Le principali fonti di emissione si trovano nei processi industriali, nella produzione di energia, nel traffico e riscaldamento cittadino.

Secondo Legambiente servono “interventi immediati per città più vivibili, moderne e sicure”
Servono quindi politiche di diffusione di fonti rinnovabili, di efficienza energetica degli edifici, di mobilità incentrata sul trasporto pubblico locale e ferroviario.
Per la mobilità, viste le 64 auto ogni 100 abitanti che rendono l’Italia il Paese europeo con più densità di automobili, utilizziamo o siamo costretti ad utilizzare largamente la vettura privata grazie anche ai tagli al trasporto pubblico a cui si potrebbe ovviare dirottando i 400 milioni di euro annuali dall’autotrasporto verso il ferro e la mobilità collettiva. Un altro provvedimento che permetterebbe un miglioramento della situazione potrebbe essere la progettazione di un piano di rete ciclabile.

Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente: “Quello che serve, ancor prima dei singoli provvedimenti, è una capacità politica di pensare e di immaginare un modo nuovo di usare il territorio, un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione, spazi pubblici più sicuri, più silenziosi, più salutari, più efficienti, dove si creino le condizioni per favorire le relazioni sociali, il senso di quartiere, della comunità”

Quello che alle volte sfugge è che un miglioramento dell’ambiente oggi permette anche un risparmio futuro nelle cure delle malattie legate appunto all’inquinamento.

Quindi cos’è che interrompe questo volere comune?

Ci dà una mano a capire BankTrack: un insieme di 38 organizzazioni non governative che dal 2003 ricerca connessioni tra banche private ed i progetti che comportano rischi per la società. Nel 2011 l’italiana Unicredit risultava tra le prime quindici banche in questa classifica per i 5,2 miliardi di euro elargiti ad imprese inquinanti, miliardi che se fossero stati elargiti ad industrie dell’energia pulita avrebbero potuto risolvere parte dei nostri problemi ambientali.

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