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mercoledì 29 gennaio 2014

Tramite cibo e acqua, ci troviamo a rischio pure noi!


L’Ispra (Istituto Superiore Per la Ricerca e la protezione Ambientale) mostra dati preoccupanti nel “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2013”

Contaminato il 55,1 % (più della metà!) delle acque superficiali (fiumi, laghi e paludi) e il 28,2 % di quelle sotterranee.
I dati riguardano 1297 campionamenti nel 2010 per le acque superficiali e 2314 campionamenti nelle acque sotterranee e superano i livelli massimi consentiti per le acque potabili nel 34,4 % delle acque superficiali e nel 12,3 % di quelle sotterranee.

Secondo i dati Istat, la nostra agricoltura detiene il record europeo di quantità d’impiego di fitosanitari: 5,6 kg per ettaro con 350 sostanze tossiche diverse e con 140mila tonnellate all’anno che, da sole, sono il 33 % del totale usato in tutta l’Unione europea.

Le sostanze pericolose trovate nelle acque (sia superficiali che sotterranee) sono aumentate: nel biennio erano 118 mente nel 2010 sono 166 tipologie.
Nelle acque superficiali le sostanze maggiormente rilevate sono: azossistrobina, Glifosate, MCPA, metolachlor, terbutilazina-desetil e terbuthylazine.
Nelle acque sotterranee troviamo sostanze fuori commercio da anni come le triazine atrazina e simazina.
In Italia c’è ancora il terbuthylazine mentre in Francia, già da prima del 2005, sono state revocate tutte le triazine.

Vengono trovati anche i biocidi: pesticidi per uso non agricolo (includono antincrostanti per le imbarcazioni, preservanti del legno, disinfettanti ed insetticidi domestici) trovati in attività agricole.

Con monitoraggi comunicati dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali (tranne Liguria e Calabria mentre con pochi dati da Basilicata, Campania, Lazio, Molise e Sardegna) scopriamo che la contaminazione più diffusa è nella pianura padano-veneta ma è significativa anche al centro-sud.

“Pesticidi nel Piatto” è invece il rapporto annuale di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli commercializzati in Italia elaborato sulla base dei dati forniti da Arpa, Asl e Uffici regionali competenti.

Nel 2012 ortofrutta e vino venivano regolarmente contaminati: fino a 9 sostanze diverse nell’uva, 8 nel vino, 6 nelle mele e 5 nelle arance.

Le 8 e le 9 diverse sostanze chimiche sono state rilevate dall’attento laboratorio della Provincia di Bolzano in 2 campioni di vino (nel 60% dei casi il vino contiene comunque del multi residuo) e in 3 campioni d’uva. La mela è contaminata da più residui nel 65% dei casi.

Dalle analisi realizzate dai laboratori del Friuli Venezia Giulia il 96% del vino e l’83,3% delle mele risulta contaminato da multi residuo.

Dai laboratori del Piemonte sono stati rintracciati 6 residui chimici nelle fragole, 5 nelle arance e 4 nei finocchi.

I laboratori dell’Emilia Romagna han condotto analisi su tantissimi prodotti (senza però fornire la provenienza) riscontrando più di 5 sostanze diverse nelle albicocche e nelle ciliegie.

Dalle analisi condotte dal Veneto vengono evidenziate sostanze chimiche fuorilegge perché non più autorizzate nelle fragole, nei pisellini primavera e nell’insalata.

Dai laboratori della Calabria sono state riscontrate sostanze chimiche per limiti superiori al consentito in un campione di peperoncino ed in uno di pesche.

Abruzzo e Molise non hanno saputo o voluto fornire dati utili all’indagine.

Sono stabili i contaminati da un solo residuo (18,3%) mentre calano i campioni contaminati da più residui contemporaneamente (17,1% dal 18,5 del 2011)

La sostanza maggiormente rinvenuta è il clorpirifos: insetticida interferente endocrino con spiccata attività neurotossica.

L’ex senatore Francesco Ferrante aveva proposto un disegno di legge per un Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari comprendente riferimenti al multi residuo ma…non è stato ricandidato!

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