Un altro workshop a cui ho preso parte
si intitolava “Global solidarity – dream or reality in the 21°
century. Meeting with a director of the global fund to fight Aids,
Tubercolosi and Malaria”
Siamo in tanti e c'è anche un ragazzo
che s'è politicamente messo in mostra all'incontro con gli Italiani.
Lo vorrò conoscere?
Cosa significa “solidarietà” ?
Lisa, tedesca, ci illustra la
differenza tra solidarietà, mutualità e carità.
Chris, portoghese, dice che il suo
Paese ha bisogno di aiuto.
Un australiano fa notare che dove c'è
il sorriso, come a Taizé, non c'è bisogno di polizia.
Bell'intervento. Purtroppo ho capito solo questo dai suoi
interventi...
Martha, polacca, dice, emozionatissima,
che sono stati loro (i polacchi) a distruggere il comunismo con il
movimento Solidarność.
Cristian, portoghese, racconta di
essere stato un senzatetto. Somiglia ad un giovane Rambo..
Un bosniaco racconta degli aiuti del
suo paese e puntualizza sulla differenza tra solidarietà e carità.
Per Sara, portoghese, la solidarietà è
far qualcosa per gli altri.
Per Mary, portoghese, la solidarietà
parte quando si ha il cuore aperto, perché si è umani, non perché
si segue Dio.
Un altro ragazzo dice che solidarietà
è quando c'è giustizia. Un po' alla don Ciotti, mi viene da
pensare..
Dilemma globale: limitare la
solidarietà ad una comunità o ad una nazione?
Le zone sono differenti, la cultura
anche ma abbiamo gli stessi diritti umani di base, gli stessi servizi
sociali di base (la scuola, l'educazione...)
Dobbiamo quindi preparare la mentalità
a sentimenti sociali e ad essere uniti.
Si parla di Nelson Mandela, di Kofi
Annan e della gran solidarietà in seguito allo tsunami giapponese.
La nuova carità butta via il “io ti
do” sostituendolo con il “io ti rendo eguale”
Queste sono questioni politiche da
affrontare ed è necessario pianificare questo per il futuro.
Per fare una vera solidarietà, non
carità, è importante farla attraverso le relazioni.
Scrivendo oggi questa frase, mi accorgo
che forse non è proprio universalmente chiara la distinzione tra
solidarietà e carità. Per fare carità infatti è necessario
mettersi in gioco, agire, essere vicini, essere prossimi. È ovvio
che per fare tutto ciò sono indispensabili le relazioni.
Si parla anche del nuovo fondo globale
e degli attacchi finanziari. Cristian afferma che la globalizzazione
fa sì che ciò che succede in Portogallo ha conseguenze in Africa,
Asia... Aggiunge che a Taizé ci sono persone che vengono da
tutt'Europa e son tutti amici mentre i governi, spinti da interessi,
non lo sono.
Servono soldi per cambiare o si può
farlo low-cost?
Si parla quindi di Paesi emergenti come
il Sudafrica e l'India.
Al termine dell'incontro mi confronto
con il ragazzo italiano sui temi da lui proposti all'incontro con gli
Italiani e poi vado ad una cena in cui vengono a conoscermi delle
ragazze che dovranno frequentare la seconda dello psicopedagogico.
Finisco quindi alla svelta la cena, scappo a lavarmi ed a prepararmi
per il lavoretto del silence alla preghiera alla quale è seguita la
preghiera attorno alla croce.
1 ora e 10 minuti in coda.
Mentre
alcune persone in piedi si comportavano come approfittatori
spazientiti, io, in ginocchio, pazientemente e col sorriso arrivo là
davanti. Si sta cantando “Oh Christe Domine Jesu”. Ci son persone
in fibrillazione, impazienti. Io invece faccio passare davanti a me
persone su persone finché compare il numero 137 sul tabellone delle
canzoni e parte “Behüte mich, Gott”. Non posso non cogliere
l'attimo. Due persone si alzano dalla croce, io mi alzo per prendere
il posto ma in due mi seguono. Così, in tre, ci stringiamo nei due
posti liberi.
Un Oyak tranquillissimo e poi si
ritorna in chiesa. Mi fermo con Sofia, poi arriva Emma. Oh, anche lei
ha cominciato a raccontare favole su una sua vita inventata: son
proprio contagioso! Arriva anche Maria. Ha l'umore proprio basso e
non riesco a consolarla. Quando allora le si fa intorno una
bella compagnia, io vado a dormire. È l'una e mezza.
La mattina del 4 agosto mi sono
svegliato alle 9. Colazione? No, fermano la distribuzione prima che arrivi il mio
turno. Succede così che devo attendere l'extra food. Passa Leandro,
mi saluta e mi dà appuntamento alle 5 di pomeriggio. Chissà che
dovrà dire...
Scrivo un messaggio a frère Matteo
alla Morada. Prendo una lettera e poi mentre la leggo mi accorgo che
forse avrei dovuto pagarla..
Dopo preghiera e pranzo, Maria mi dona
un braccialetto. In cambio prendo due gelati.
Da frère Matteo non so ancora nulla.
C'è un workshop. Sono indeciso ma
sembra interessante: family, happyness, flavour.
Un brasiliano suona, una ragazzina
boliviana ci coinvolge in un ballo.
Si inizia a parlare di cosa accomuna i
diversi Paesi dell'America latina: 11 Paesi, un solo cuore.
Mi commuovo e mi vien da piangere
pensando alle sofferenze patite, anche a quelle di don Saverio,
mentre dei ragazzi bevono il Mate argentino: simbolo della comunione,
dove non è importante la religione, il colore della pelle o la
razza.
Musica in sottofondo.
In Portorico celebrano molto il Natale.
In Colombia il 7 dicembre si celebra
Maria.
In Bolivia, mucha alegria, una volta
l'anno ringraziano la Terra per quello che dà.
Il Venezuela produce molto cacao, da
cui producono cioccolato e se lo scambiano.
Nella Repubblica Dominicana la musica
tipica è il merengue e la bachata, ci sono grandi cantanti, lo sport
principale è il baseball di cui le stelle sono Pedro
Martínez e Alex Rodriguez... Noi abbiamo
Alex Del Piero!!!
In Brasile il
pallone è nei piedi! Il mio mondo! Samba, football e Feijoa (avevo
capito ch'erano simili ai nostri fagioli invece sono frutti
esteticamente simili a delle prugne ma dolci)
Anche in Guatemala
il primo novembre è festa di tutti i santi.
Forse mi commuove la
mancanza di quello che il continente ha o forse quello che lascerei.
Scriverò un messaggio a zia Clementina (Suor Mariangela, per tutti)
Del
Messico sono note Le Piñatas. C'è una messicana che assomiglia
incredibilmente ad una mia amica italiana che, per inciso, andrà a
Taizé quando io sarò tornato... Incredibile anche la somiglianza
del canto messicano al nostro dialetto!
Un portoricano di 22
anni racconta un po' di sé e di quando gli dicevano di andare con i
gruppi giovanili ma altri lo ammonivano dicendo ch'erano noiosi.
Niente lo rende più felice del servizio per gli altri. Ci dice che
Dio non sceglie chi ha capacità ma chi ha capacità da dare. È
importantissimo per un leader creare un gruppo che potrà continuare
il suo operato. D'accordissimo su tutto.
Ora le danze!
Quatto quatto,
arriva pure Leandro! Non tradisce le sue origini argentine.
Bossa nova e samba
brasiliana, poi Ai se eu te pego! Remixata!
Dalla Bolivia...
“camporella” ??
Una sexy danza
venezuelana, una simpatica danza colombiana e una salsa portoricana
con spaccata finale.
Di ritmo velocissimo
il merengue e la bachata dalla Repubblica Dominicana.
Chacarera argentina
per concludere.
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