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giovedì 17 ottobre 2013

Danilo Dolci - seconda parte

Al Borgo di Dio le persone si riuniscono per discutere e Danilo scrive “Banditi a Partinico” attraverso la conoscenza di banditi che avevano fatto parte della banda di Salvatore Giuliano. Verrà stampato nell'ottobre 1955. Il libro riguarderà le condizioni sociali di quei paesi dove la gente ha fatto più anni di galera che quelli di scuola e dove lo Stato ha risposto all'ignoranza con la repressione.
Danilo con queste inchieste desidera conoscere i problemi, discuterli partecipando alle riunioni e trovando le leve per cambiare.
Alcuni dati: un lavoratore guadagnava 400 lire per una giornata di 12 ore di lavoro, quando riusciva a trovarlo; in un quartiere di Partinico su 330 famiglie, ben 319 non avevano l'acqua in casa, due terzi delle case non avevano fognature.

Una delle caratteristiche che ammiro di più in Danilo è il metodo socratico con cui opera ritenendo il coinvolgimento e la partecipazione come parti necessarie per il cambiamento. Si può ottenere questo valorizzando (empowering) culture e competenze come contributi personali o collettivi allargando di fatto potere e decisioni a persone che prima ne erano escluse.
Danilo non propina verità preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare o fare.
Nelle riunioni, infatti, sono frequenti le interrogazioni, i confronti e gli ascolti per arrivare a prendere delle decisioni.
Nel corso di queste riunioni venne scoperto che, per migliorare la situazione agricola ed economica della zona, era stato fatto un progetto di una diga sul fiume Jato. Avrebbe permesso di creare un bacino per irrigare i campi delle zone vicine, risolvendo così uno dei più gravi problemi dato che a periodi brevi di forti piogge (che impaccano il terreno) succedevano periodi lunghissimi di siccità rendendo così i terreni quasi improduttivi. 
La mafia aveva fatto seppellire il progetto.
Il fiume Jato sprecava le sue acque nel Golfo di Castellammare invece di dare ricchezza a tutta la valle. 
Nel novembre 1955 Danilo digiunerà per sollevare il problema della diga sul fiume Jato. 
I denigratori sono tanti e ripetono continuamente: “Non si costruiscono dighe con i digiuni, Danilo è un sognatore, un utopista”
Danilo rispondeva: “Sono uno che cerca di tradurre l'utopia in progetto. Non mi domando se è facile o difficile ma se è necessario o no. Quando una cosa è necessaria, magari occorreranno molta fatica e molto tempo, sarà realizzata. La diga sullo Jato, sarà realizzata per la semplicissima ragione che qui la gente vuole l'acqua”

Nel gennaio 1956, oltre mille persone organizzeranno uno sciopero della fame collettivo con l'intento di protestare contro la pesca di frodo che manda in rovina l'attività dei pescatori. Le autorità scioglieranno la manifestazione dicendo che un digiuno pubblico è illegale.
Un mese dopo avverrà lo storico sciopero alla rovescia.
In cosa consistette?
Partendo dall'idea che un lavoratore per protestare sciopera astenendosi dal lavoro, un disoccupato può allora scioperare mettendosi, per protesta, al lavoro.
Fu così che centinaia di disoccupati cominciarono a sistemare una strada comunale in pessime condizioni, facendo così notare che il lavoro da eseguire ci sarebbe, in ottemperanza anche all'articolo 4 della nostra Costituzione.

Invece che applaudire il gesto, la polizia arresta Danilo e altri collaboratori per occupazione abusiva di suolo pubblico. Fernando Tambroni, Ministro dell'Interno, ritira a Danilo il passaporto con la motivazione (assurda) di aver diffamato l'Italia con le sue opere.
Chissà quanti passaporti ritirati se si dovesse mantenere questo metro di giudizio...
Danilo viene difeso dal grandissimo giurista Piero Calamandrei e il processo viene evidenziato dalla stampa. Danilo Dolci viene scagionato e riceve la Medaglia d'oro per aver tenuto alti gli ideali della Resistenza.
L'anno successivo, nel 1957, a Danilo Dolci viene conferito il Premio Lenin per la pace. Una sorta di risposta sovietica al Premio Nobel per la pace. Veniva assegnato (fino al 1991) alle personalità che avessero rinforzato e consolidato la pace tra i popoli. Danilo lo accetta specificando di “non essere comunista”. 
Con i soldi del premio costituisce, sempre in Palermo, il “Centro studi e iniziative per la piena occupazione”
Davvero lunga la lista degli illustri frequentatori: scrittori, pittori, antropologi, poeti, psicoanalisti, sociologi, matematici, pedagogisti, urbanisti, architetti, agronomi, economisti, saggisti, docenti, politici...
Sempre nel 1957 vince il premio letterario Viareggio per il libro “Inchiesta a Palermo”

Nel 1962 ancora un digiuno, seguito da una grande manifestazione popolare, riuscirà a scuotere le autorità ed a far riemergere il progetto della diga sul fiume Jato.

Inizialmente pareva un'utopia ma poi ci si accorse che se davvero si vuole una cosa, il sogno può diventare realtà.
Danilo collaborerà alla realizzazione dei lavori con i restanti fondi del Premio Lenin per la pace nonché grazie all'aiuto di tanti comitati di amici sorsi in Italia e all’estero.
In questa occasione Danilo riceverà minacce mafiose ed intensificherà quindi lo studio del fenomeno mafioso intrecciato col potere politico arrivando, nel 1965, ad accusare due deputati della Democrazia Cristiana. I parlamentari lo quereleranno per diffamazione e Danilo, dopo un processo durato 7 anni, verrà condannato per diffamazione a 2 anni di reclusione ma l'amnistia, varata l'anno precedente e chiesta da Danilo, lo salverà dal carcere.
Da una parte attestati di stima sia in Italia (per esempio Norberto Bobbio, Italo Calvino, Aldo Capitini, Ernesto De Martino, Federico Fellini, Ugo La Malfa, Carlo Levi, Girolamo Li Causi, Alberto Moravia, Ferruccio Parri, Vasco Pratolini, Lucio Lombardo Radice, Vittorio Sereni, Ignazio Silone e Paolo Sylos Labini) sia all'estero (per esempio Erich Fromm, Aldous Huxley, François Mauriac, Gunnar Myrdal, Jean Piaget, Bertrand Russel e Jean-Paul Sartre).
Dall'altra parte per il cardinale Ernesto Ruffini è tra le tre cause che maggiormente disonorano la Sicilia.
L'iter processuale confluirà nel libro “Processo all'articolo 4”

L'opera sul fiume Jato, cominciata il 27 febbraio 1963 3 conclusa nel 1968, porterà sviluppo togliendo alla mafia il dominio delle risorse idriche, permettendo la nascita di aziende grazie all'irrigazione della terra, prima arida ed ora coltivabile. Un vero cambiamento nel senso economico, sociale e quindi civile. Questo cambiamento, si badi bene, è stato reso possibile grazie alla collaborazione nello studio e nella ricerca. Metodo da utilizzare anche per arrivare alla verità. Con quest'intenzione Danilo Dolci girerà l'Italia per animare laboratori del genere (maieutici) nelle associazioni e nelle scuole.
Nel 1968 riceverà una laurea honoris causa in Pedagogia dall'Università di Berna.
Nel 1969 esce il libro “Inventare il futuro”
Nel 1970, su iniziativa del Centro di Dolci, viene fondata la “Radio libera di Partinico” per dar voce ai “poveri cristi”.
Il 26 marzo 1970, dopo un giorno solo di vita, viene distrutta e sequestrata.
Gli è riconosciuto il Premio Socrate di Stoccolma per "l'attività svolta in favore della pace, per i contributi di portata mondiale dati nel settore dell'educazione" ed il Premio Prato per la Resistenza per la poesia "11 limone lunare"
Nel 1971 gli verrà riconosciuto il Premio Sonning per il suo contributo alla cultura europea.
Nel 1975 gli verrà attribuito il “Premio Etna-Taormina” per la poesia.

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