Adriano Paroli è nato a Brescia nel 1962.
Si è laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, partecipando alla fondazione della Cooperativa Universitaria Studio e Lavoro. Di professione è avvocato.
Nel 1991 venne eletto consigliere comunale di Brescia per la Democrazia Cristiana e ricoprì fino al 1994 il ruolo di assessore all’urbanistica.
Aderisce ai Cristiani Democratici Uniti e nel 1995 viene eletto anche nel consiglio provinciale, diventando capogruppo di Forza Italia (a cui passerà) - Polo popolare.
Nel 1996 si candida anche alla Camera dei deputati ed è eletto per il Polo per le Libertà.
Nel 1998 è anche rieletto consigliere comunale e dal luglio è componente della Commissione parlamentare (permanente) Ambiente.
Nel 2001 viene anche rieletto deputato e farà parte (fino all’aprile 2006) della Commissione Affari Esteri e Comunitari e della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici.
Nel 2003 è anche rieletto consigliere comunale. Presiede la Commissione Bilancio.
Nel 2006 è anche rieletto deputato diventando vicepresidente del gruppo parlamentare Forza Italia ed è componente della Delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare della NATO.
Nell’aprile 2008 si ricandida alla Camera per il Popolo della Libertà e contemporaneamente si candida anche per diventare sindaco di Brescia. Viene eletto da entrambe le parti e mantiene entrambe le cariche nonostante le norme su incompatibilità ed ineleggibilità dicano che non si possa essere contemporaneamente primo cittadino di un comune con più di 20mila abitanti (come Brescia) e deputato ma non prevedono il caso di elezioni a più cariche in contemporanea (forse perché il buon senso imporrebbe una scelta a priori su che cosa si intende fare, non un tentativo contemporaneo a più cose ed una obbligata scelta successiva). Nonostante i vari “anche” scritti fino ad ora in questa pagina per farvi capire quanti incarichi pubblici contemporanei ha detenuto, quest’uomo o è Superman o difficilmente riuscirà a ricoprire efficacemente i due ruoli. Si è dovuto aspettare una sentenza della Corte Costituzionale affinché pensasse davvero a cosa avrebbe voluto fare nel quinquennio 2008-2013 e così, a gennaio di quest’anno, dopo quasi 4 anni di incompatibilità, s’è dimesso da parlamentare. |
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